Educare alla Bellezza Significa Continuare ad Essere Innamorati del Mondo. B come Bellezza.
- L'EducAttore.
- 22 nov 2020
- Tempo di lettura: 3 min

In troppi contesti pubblici e moderni si ha la possibilità di esprimere un giudizio gratuito circa l’estetica di chiunque. Siamo bombardati costantemente dallo stesso modello di bellezza che finiamo per vedere solo quello: l’uomo muscoloso e la donna magra, l’uomo alto e la donna con il girovita stretto. Foto su instagram filtrate, centinaia di like su face book: sembrano essere questi i canoni di giudizio della bellezza odierni.
Non siamo più allenati a concepire il bello, perché ormai, è costituito solo di un’unica forma.

Accedere alla bellezza significa allenare i nostri sensi a renderci più malleabili e pronti a cogliere l’incanto, ad accorgerci che la bellezza si nasconde nel saper vedere le piccole cose della quotidianità, nel sape scorgere la metafora dell’esistenza negli oggetti, nelle piccole manifestazioni della natura, negli sguardi, nelle espressioni di persone che incontri a caso o che conosci già da tempo.
Eppure ci perdiamo di giorno in giorno nelle mille scartoffie del nostro lavoro, impegnati a consegnare tutto prima di quelle dannate scadenze. Gli abbracci dei nostri figli diventano sempre più celeri, le risate con i nostri amici lontani ricordi. Vogliamo solo stare.
Educare alla bellezza significa continuare ad essere innamorati del mondo.
Come Educare alla bellezza:

Da EducAttore, ho visto nel teatro la possibilità di continuare a sorprenderci e di comprendere la bellezza insita in una creazione concepita attraverso noi stessi. E’ un’esperienza che ci permette di abbandonarci all’interno della cornice protetta della scena per diventare creatori di forme mai apparse prima, di sorprendenti abilità comunicative e di nuovi atteggiamenti.
Attraverso l’atto creativo ci rendiamo conto che è nella capacità di lettura e di ascolto del mondo che risiede la vera bellezza. Il teatro diviene una sorta di cerchio magico all’interno del quale si raccolgono nuovi modi di sentire e capire la meraviglia che ci circonda.

Il “Facciamo finta che” rappresenta l’opportunità di ipotizzare, immaginare, relativizzare, trasformare e di imparare a porsi in rapporto con ciò che è diverso da sé. Un esercizio fantastico perché si impari a mutare il proprio punto di vista, per guardare alle cose non solo così come la realtà ce le presenta ma per imparare a immaginarle anche come potrebbero essere.
Eppure lo facevamo sempre: da bambini nella nostra stanza, da soli o con un compagno, che esso fosse un amico o un peluche. Ogni cosa diventava un esperienza straordinaria attraverso l’incantesimo del “Facciamo finta che..”
Il gioco teatrale invita a liberarsi dalla paura e a non soffocare dentro di noi per imparare il coraggio di creare. L’invito esplicito del teatro è quello di dar corpo ai propri desideri e al proprio mondo interiore. Il gioco di finzione risiede in uno spazio ove il mondo immaginario e il mondo reale si intersecano: il contenuto è parte del mondo interiore, la forma si esprime attraverso i mezzi del mondo reale.

E più nulla poi importa dei canoni di bellezza della nostra cultura, e più nulla poi importa del pensiero della gente: l’atto creativo diviene la meraviglia.
Giocare ad assumere ruoli aiuta a misurare le distanze tra sé e gli altri, per questo è importante che i bambini, i ragazzi e gli adulti sperimentino il teatro: per crescere umanamente, per far crescere in loro la capacità di immedesimarsi per capire l’altro.
Fonte: "Alfabeto Teatrale: Per una Pedagogia della Sensibilità" di Fabrizio Cassanelli e Guido Castiglia."
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