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L'Intelligenza come Strumento Necessario al Cambiamento Sociale: L'intelligenza Emotiva.

  • Immagine del redattore: L'EducAttore.
    L'EducAttore.
  • 10 set 2020
  • Tempo di lettura: 5 min

Secondo vari studiosi siamo dotati di svariate intelligenze che ci permettono di essere più abili in un campo piuttosto che in un altro. Secondo la divisione di Howard gardner per esempio ognuno di noi possiede 9 intelligenze diverse, tra cui quella musicale, quella logico matematica, quella corporea cinestica, quella linguistica e cosi via. E molto spesso in base all’intelligenza per la quale siamo più afferrati scegliamo uno specifico lavoro, specifici hobbies, specifiche attività.


Tuttavia ne esiste una che ci permette di muoverci nel mondo con consapevolezza e di creare relazione costruttive e funzionali (non tossiche). Un’intelligenza che sta alla base del vivere in modo civile, rispettosi della diversità e della propria autenticità.

Alla Scoperta dell’Intelligenza Emotiva:


L'intelligenza emotiva può essere descritta come la capacità di un individuo di riconoscere, di discriminare e identificare, di etichettare nel modo appropriato e, conseguentemente, di gestire le proprie emozioni e quelle degli altri allo scopo di raggiungere determinati obiettivi.

Secondo il modello di Salovey e Mayer, l'intelligenza emotiva include quattro diverse abilità:

  • Percezione delle emozioni: la percezione delle emozioni è un aspetto fondamentale dell'intelligenza emotiva. In questo caso, è intesa come la capacità di rilevare e decifrare non solo le proprie emozioni, ma anche quelle altrui, sui volti delle persone, nelle immagini (ad esempio, nelle fotografie), nel timbro della voce, ecc.

  • Uso delle emozioni: è inteso come la capacità dell'individuo di sfruttare le emozioni e applicarle ad attività come pensare e risolvere problemi.

  • Comprensione delle emozioni: è la capacità di capire le emozioni e di comprenderne le variazioni e l'evoluzione nel tempo.

  • Gestire le emozioni: consiste nella capacità di regolare le emozioni proprie e altrui, sia positive che negative, gestendole in maniera tale da raggiungere gli obiettivi prefissati.

Queste abilità sono strettamente correlate l'una all'altra.


Secondo il modello Goleman, vero divulgatore dell concetto di intelligenza emotiva con il suo

libro “Intelligenza emtiva : che cosa è e perché può renderci felici” essa ci può essere molto utile perché svilupperebbe una serie di abilità e competenze che guidano ‘individuo specialmente nel campo della leadership.


Ed essa si caratterizzerebbe di:

  • Consapevolezza di sé: è intesa come la capacità di riconoscere le proprie emozioni e i propri punti di forza, così come i propri limiti e le proprie debolezze; comprende, inoltre, la capacità di intuire come queste caratteristiche personali sono in grado di influenzare gli altri.

  • Autoregolazione: descrive la capacità di gestire i propri punti di forza, emozioni e debolezze, adattandoli alle diverse situazioni che possono presentarsi, allo scopo di raggiungere fini e obiettivi.

  • Abilità sociale: consiste nella capacità di gestire le relazioni con le persone allo scopo di "indirizzarle" verso il raggiungimento di un determinato obiettivo.

  • Motivazione: è la capacità di riconoscere i pensieri negativi e di trasformarli in pensieri positivi che siano in grado di motivare sé stessi e gli altri.

  • Empatia: è la capacità di comprendere appieno e addirittura percepire e sentire lo stato d'animo delle altre persone.


Queste caratteristiche ci aiiuterebbero a sviluppare cometenze emotive utili alla costruzione di legami sociali positivi con gli altri. Sono competenze che tutti noi possediamo e che possono essere allenate ed educate

Nel dettaglio, coloro che sono dotati di intelligenza emotiva dovrebbero:

  • Avere rapporti sociali migliori;

  • Avere rapporti famigliari e sentimentali migliori;

  • Essere percepiti dagli altri in maniera più positiva rispetto ad individui con scarsa intelligenza emotiva;

  • Essere in grado di instaurare migliori rapporti in ambito lavorativo rispetto a chi

non ha, o ha un basso livello, di intelligenza emotiva;

  • Avere una maggior probabilità di comprendere sé stessi e di prendere decisioni corrette basandosi sia sulla logica che sulle emozioni;

  • Avere un rendimento scolastico migliore;

  • Godere di un benessere psicologico maggiore. Chi presenta un buon livello di intelligenza emotiva, infatti, pare abbia una maggior probabilità di avere soddisfazioni dalla propria vita, di avere un elevato livello di autostima e un minor livello di insicurezza. La presenza di intelligenza emotiva, inoltre, pare che possa essere utile nel prevenire scelte e comportamenti sbagliati, anche inerenti la propria salute (ad esempio, abuso di sostanze psicoattive e dipendenze sia da droghe che da alcol).

Nell’apprendimento:

L’apprendimento non deve essere relegato ad un processo statico e monotono legato solo al

piano cognitivo, perché non serve a niente: ciò che non ci emoziona viene dimenticato; non lascia nessuna traccia profonda dentro di noi. Mihaly Csikszentmihalyi diceva che l’apprendimento doveva avvenire attraverso un flusso di coscienza, ovvero l’assaporare lo scorrere delle emozioni che l’azione suscita stando presenti completamente nella situazione. Riuscire ad entrare nel flusso di coscienza permette di sfruttare al meglio le emozioni e di realizzare così un migliore apprendimento; si può ritenere questo processo come la massima espressione dell'intelligenza emotiva.



L'Intelligenza emotiva come strumento necessario al cambiamento sociale:

In un epoca nella quale le persone faticano a guardarsi negli occhi perché impegnati a rispondere al messaggio dell’amico piuttosto che parlare con il compagno affianco, nella quale si predilige una comunicazione a distanza dove diventa molto più semplice dire ciò che si sente senza filtri, lo sviluppo dell’intelligenza emotiva è a rischio.


Passiamo ore a scorrere video su Tik Tok, a guardare foto su Instagram, a leggere articoli su

face book. Poi ci stanchiamo, e passiamo a premere sull’icona di un gioco per smarthphone accanto alle applicazioni precedenti. Netflix, poi è dietro all’angolo che ci aspetta dopo aver pubblicato l’ennesima foto modificata, filtrata, disinfettata da difetti e batteri. Tutto questo toglie spazio all’emozione complessa della Noia che spingerci a sperimentarci in attività o ad uscire più spesso con amici. Fare esperienza ci mette in relazione in modo diretto e pratico con il mondo, e quando <facciamo relazione> impariamo sul campo, senza nemmeno sapere che cosa sia, ad usare l’intelligenza emotiva.


Viviamo nell’epoca del cambiamento veloce e radicale: probabilmente il nostro vicino arriva da una parte del mondo diversa dalla nostra, un nostro compagno di classe ha una preferenza sessuale per persone dello stesso sesso, nostra sorella decide di non voler figli. Ogni giorno sentiamo parlare di immigrazione senza sapere quali ne siano le cause, sentiamo un nostro conoscente utilizzare il termine “gay” come offesa presupponendo che sia qualcosa di sbagliato, vediamo facce strane quando una donna decide di avere relazioni sessuali occasionali. Viviamo in un mondo in continua e veloce evoluzione con il rischio di non avere gli strumenti emotivi per vivere una relazione sana con tutto questo.

L’educazione all’intelligenza emotiva introdotta nelle scuole attraverso attività artistiche permette di diventare non cittadini della propria comunità, ma persone che hanno come casa il mondo e fratelli la diversità del genere umano.



L’intelligenza emotiva per un EducAttore.

Veniamo ora a noi. Come un EducAttore sviluppa un intelligenza emotiva?

L’EducAttore dovrebbe essere un master dell’Intelligenza Emotiva. La sua preparazione attoriale dovrebbe avergli permesso di riconoscere e di gestire le sue emozioni attraverso uno specifico lavoro corporeo inter(e intra)-relazionale, e di riconoscere la complessità di una vita emozionale diversa dalla sua interpretando svariati personaggi.



L’attore lavora costantemente in gruppo, e lavorare in gruppo presuppone l’accettazione del mondo personale dell’altro in tutte le sue sfaccettature. Ogni mondo diventa prezioso perché necessario alla creazione di un opera collettiva ove ciascun individuo è costretto a mettersi in gioco con coraggio e fiducia. E come sarebbe possibile questo senza lo sviluppo di un’intelligenza emotiva? Lavorando sull’azione e reazione dell’atto creativo sperimenta il diapason delle sue potenzialità emozionali che impara così a regolare e gestire.


La sua preparazione educativa lo ha dotato di strumenti teorici circa il movimento interno delle emozioni e la loro utilità in termini di apprendimento e percorsi di formazione. Studiando le varie teorie comprende nello specifico l’esistenza di classificazioni, ricerche e metodologie, necessarie per la progettazione di interventi educativi e di prevenzione.

L’EducAttore dunque educa se stesso all’intelligenza emotiva come step fondamentale e necessario all’intervento attoriale o laboratoriale che eseguirà.

 
 
 

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