La Parte Energetica delle Nostre Azioni: Le Emozioni.
- L'EducAttore.
- 26 ago 2020
- Tempo di lettura: 6 min

Proviamo a rifletterci un attimo: siamo a lezione, la materia è complicata, il professore parla con un linguaggio da manuale del 1913 e non fa altro che dare le spalle agli studenti scrivendo alla lavagna. Proveremo NOIA. E probabilmente, anche se la materia potrebbe essere importante e affascinante, noi non impareremo nulla.
Siamo ad una festa con i nostri migliori amici in un posto meraviglioso, il clima è perfetto: non troppo caldo, non troppo freddo. Ridiamo, scherziamo, mangiamo. Stiamo bene e siamo FELICI. Probabilmente se ci chiedessero di raccontare la serata trascorsa a qualche altro nostro conoscente gliela descriveremo filo per segno senza troppi problemi.
O Ancora. Stiamo giocando a calcio. Il nostro avversario ci fa cadere e mentre si allontana

da noi lo sentiamo ridere, e magari ci lancia pure qualche sguardo di superiorità. Ci ARRABBIAMO. Puntiamo l’attenzione sulla palla: mi hai fatto cadere? Ti credi cos’ superiore? Scommettiamo che tra 10 minuti cambi idea? Il nostro compagno ci passa la palla, noi corriamo, schiviamo gli avversari, abbiamo così adrenalina che Goku lo salvo io il mondo stavolta, e facciamo goal.
Insomma dietro ad ogni situazione come potete vedere c’era un emozione che aveva su di noi delle conseguenze positive o negative a seconda del contesto. Si perché come dice Stanley Greenspan, le emozioni sono la parte energetica del nostro corpo che determina <l’architettura della nostra mente e del nostro cervello>. Esse dirigono, pensate, tutti i processi della nostra coscienza: percezione, memoria, formulazione di un obbiettivo e il percorso per conseguirlo. Se l’emozione manca, nessun processo viene attivato.
Più nello specifico le emozioni hanno un impatto potentissimo sul nostro essere, infatti esse provocano:
Reazioni fisiologiche del corpo (battito cardiaco, pressione sanguigna, respirazione , diametro delle pupille, sudorazione, biochimica corporea e cerebrale) Es: batticuore quando si è in ansia.
Risposte Espressive (espressioni del volto, tono della voce e postura del corpo) Es: urlo quando si è spaventati.
Processi Cognitivi (percezione, memoria, attenzione) Es: alterazioni dei ricordi in presenza di un trauma.
Reazioni comportamentali (Avvicinamento, ricerca, attacco, fuga) Es: La fuga in presenza di un pericolo.
Darwin fu il primo che studiò in modo scientifico le emozioni nel suo libro “l’espressione delle emozioni dell’uomo e dell’animale” (1872), e da allora la psicologia le definì Processi cerebrali che in risposta a particolari eventi scatenano un insieme complesso di modificazioni. Queste modificazioni avvengono sempre in risposta a qualcosa che accade all’esterno o all’interno della persona. Le emozioni non possono essere decontestualizzate,

non nascono a caso ma per motivi precisi. Possono essere attivate da stimoli interni (dai processi cognitivi interni), come dai ricordi, e da stimoli esterni, come un cane che irrrompe sulla nostra strada spaventandoci.
Visto che poi tutte le attività che svolgiamo sia di tipo mentale che fisico sono basate su miliardi di micromodificazioni più o meno permanenti nella nostra biologia cerebrale si può proprio dire che sono le emozioni a determinare come il cervello matura e si sviluppa.
Da dove nascono le emozioni?
Un altro modo che la psicologia ha di definire l’emozione è quello di descriverle come disposizione all’azione che insorge in presenza di un evento rilevante per l’individuo. Infatti l’etimologia “Emovere” (smuovere, dal latino) lascia pochi dubbi circa la connessione tra emozione e azione che favorisce l’adattamento dell’organismo all’ambiente, così per gli umani che per gli animali.
Cìò che spinge l’essere umano a provare un emozione e dunque ad agire (e a non agire che comunque è un azione) sono gli induttori emozionali, ovvero stimoli pericolosi o vantaggiosi o ritenuti tali da ciò che l’ambiente esterno ci ha suggerito cosa fossero. Tal stimoli possono essere interni (come i ricordi) o esterni.
Gli induttori emotigeni possono essere di due tipi: primari o secondari.
Induttori primari: costituiti da stimoli appetitivi o aversivi a cui siamo predisposti a rispondere in base all’evoluzione. I primi promuovono nutrimento, riproduzione, l’esplorazione e l’affiliazione. I secondi inducono uno stato spiacevole di paura e provocano una risposta di fuga o di attacco.
Induttori secondari: stimoli emotigeni che sono in grado di provocare un’emozione tramite apprendimento di relazioni associative fra un determinato stimolo, inizialmente neutro da un punto di vista emozionale e una determinata situazione. Per esempio l’aggressione di un cane può indurci uno status emotivo di terrore che può ripetersi in un successivo incontro anche se quel cane avrà un atteggiamento mansueto. E’ alla base delle fobie e di disturbi d’ansia.

Neurologicamente parlando invece si è scoperto poi che le aree imputate ai processo emotivi appartengono al sistema limbico e sono l’amigdala, il talamo, ipotalamo, ippocampo, lobi frontali, giro del cingolo, corteccia emtorinale e addirittura il bolbo olfattivo.
Quali sono le cause dell’esperienza emozionale?
Varie teorie si sono susseguite nel corso degli anni circa la nascita delle emozioni; se fossero delle risposte corporee che raggiungono il cervello o fosse il contrario. Eccone alcune:
Teoria periferica dell’emozione (Teoria di james-Lange): Secondo tale teoria l’attivazione fisiologica ha un ruolo causale nell’esperienza emozionale costituendone una condizione necessaria e sufficiente per la sua produzione. L’esperienza corporea è dunque esperienza emozionale. Se non esiste l’esperienza corporea (come la pelle d’oca) non esiste esperienza emozionale.
Teoria di Cannon-Bard: L’attivazione fisiologica non è una condizione necessaria né sufficiente per l’esperienza emozionale cosciente: infatti sono due processi tra loro paralleli e indipendenti, e le risposte fisiche sono troppo lente perché siano la causa. (Walter cannon e Philip Bard).
Teoria Bifattoriale di Schachter e Singer (Teoria Bifattoriale): Le emozioni dipendono da una valutazione cognitiva della situazione: Per esempio per esperire uno stato emozionale di paura è necessario percepire il processo di attivazione fisiologica (ho il cuore in gola), etichettare questo stato come pericoloso in base al contesto, e infine attribuire il livello di attivazione fisiologica alla situazione (ho il cuore in gola perché sono in pericolo).
Quali sono le emozioni?

Un altro importante studioso delle emozioni fu senza ombra di dubbio Paul Ekman che, dopo uno studio a stretto contatto con una tribù completamente isolata in Papua Nuova Guinea, si accorse dell’universalità di 6 emozioni:
Paura
Disgusto
Rabbia
Tristezza
Felicità
Sorpresa
Ognuno di esse costituisce una delle forme più primitive e veloci di risposta a uno stimolo esterno e uno dei mezzi di comunicazione più efficaci e profondi.
Scopriamoli insieme:
Rabbia: denti digrignati, occhi corrucciati e pugni serrati, è una preparazione alla lotta.
Paura: il battito cardiaco e la irrorazione sanguina aumenta. Indovinate per cosa? Per la fuga! Ma se il pericolo è imminente e improvviso senza via di fuga, questo stato d ‘animo paralizza o causa svenimento. Perchè? E’ una delle tattiche estreme che l’evoluzione ha escogitato per farci sopravvivere! Avete notato come alcuni animali in natura fingono di essere morti per non essere preda di altri animali?
Disgusto: la bocca si serra, respirazione si blocca, palpebre si chiudono. Il disgusto ci protegge da eventuali sostanze dannose!
Sorpresa: Spalanchiamo gli occhi e apriamo la bocca come se il nostro corpo volesse comunicare che vuole conoscere e inglobare ciò che sta guardando.
Felicità: Sorriso e postura aperta. Mancanza di pericolo.
Tristezza: incurva il corpo, lacrime, porta la persona a posizioni ed espressioni tipiche dell’infanzia, attivando inconsapevolmente negli altri potenti istinti di accudimento.
Queste sono le cosidette “Emozioni di base”. Ognuna di queste emozioni è come se fosse un colore ben preciso e definito che accanto a se però ha tutta una serie di sfumature. Per

esempio: tristezza è un colore centrale e le sue sfumature sono malinconia, disperazione, nostalgia esattamente come la felicità e le sue sfumature estasi, gioia e serenità.
L’importanza e l’utilità di tutto questo per un Attore – Educatore.
Le emozioni rappresentano il punto focale del lavoro dell’Attore. Esse rappresentano la partitura entro la quale un attore si deve muovere per far vivere il proprio personaggio. Dopo un minuzioso e continuo training, l’attore saprà richiamare a se le varie emozioni, condizione necessaria per rifarle vivere allo spettatore. Conoscere come le varie emozioni si dividono, quali sono gli induttori che le generano, quali sono le teorie che ne spiegano la nascita, fornisce all’attore una consapevolezza maggiore circa quali possono essere le motivazioni che spingono un certo personaggio ad agire in un certo modo, a denominare con precisione ciò che sta provando, a capire come arrivare a certi status emotivi. A percepire, valutare ed esprimere un'emozione; l'abilità di accedere ai sentimenti e/o crearli quando facilitano i pensieri; l'abilità di capire l'emozione e la conoscenza emotiva; l'abilità di regolare le emozioni per promuovere la crescita emotiva e intellettuale”
In altre parole a sviluppare un intelligenza emotiva, necessaria all’educatore per intraprendere relazioni positive con gli altri e di favorire comportamenti socializzanti. Sviluppando competenze emotive si favoriscono scambi comunicativi, capacità di problem solving e si stimola un pensiero costruttivo.
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